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Volume 69 N. 2
20,00€ 14,00€
Numero Monografico
La Narrative Based Medicine. Metodo, potenzialità e pratica: una opportunità per il sistema salute
IN STAMPA
PREZZO SCONTATO FINO AL 18 GIUGNO
In questo numero monografico si è provato ad offrire risposte a cos’è la NBM: è uno strumento terapeutico specifico; una forma speciale di comunicazione medico-paziente; uno strumento di ricerca qualitativa; un atteggiamento particolare nei confronti dei pazienti e del medico; un alleato per la compliance terapeutica; una razionalizzazione del tempo e dello spazio capace di migliorare le diagnosi differenziali; una modalità di insegnamento nelle facoltà di medicina e chirurgia; una metodologia integrativa della EBM nelle patologie rare?
Indice
La Narrative Based Medicine. Metodo, potenzialità e pratica: una opportunità per il sistema salute
In questo numero
In questo numero monografico si è provato ad offrire risposte a cos’è la NBM: è uno strumento terapeutico specifico; una forma speciale di comunicazione medico-paziente; uno strumento di ricerca qualitativa; un atteggiamento particolare nei confronti dei pazienti e del medico; un alleato per la compliance terapeutica; una razionalizzazione del tempo e dello spazio capace di migliorare le diagnosi differenziali; una modalità di insegnamento nelle facoltà di medicina e chirurgia; una metodologia integrativa della EBM nelle patologie rare?
Può essere tutto questo e può avere forme o generi diversi di approccio narrativo o pratico a seconda del campo di applicazione. Proprio in questa ottica gli articoli che costituiscono questo numero monografico presentano l’approccio NBM in maniera strutturata, complessa e diversificata.
I primi due paper Arte e medicina narrativa quali strumenti di promozione della salute di Eloisa Longo e NAME Piemonte: un progetto di ricerca e formazione di Medicina Narrativa di Ilaria Palla et al. contribuiscono a delineare i profili epistemologici e di rassegna sistematica dello stato attuale della NBM, evidenziando quanto si è fatto, non senza mancare di una nota applicativa sul come e cosa fare ancora.
Seguono poi La narrazione in ambito psicologico e psichiatrico di Gianfranco Del Buono e Rosa Velia Cerra e Pratiche di cura e sociali. Dalla narrazione mitologica alla realtà virtuale immersiva di Assunta Penna e Giovanni Genovese che mettono al centro il paziente psichiatrico ed evidenziano la rilevanza della NBM nei servizi sanitari di diagnosi e cura psichiatrica. Ancora paper che mostrano il potere della parola narrata e ascoltata con diverse ricerche. La prima Maternità e tossicodipendenza: le narrazioni degli assistenti sociali tra pregiudizi e nuove prospettive di Barbara Segatto e Anna Dal Ben riporta narrazioni raccontate da professioniste nella lunga e faticosa riabilitazione di madri tossicodipendenti. A seguire, Ripensare l’assistenza ai pazienti: l’impatto della medicina narrativa nell’assistenza infermieristica di Angelo Cianciulli et al. intende ripensare l’assistenza sanitaria mettendo in essere la narrative based nursing, del resto negli ospedali chi trascorre molto tempo con i pazienti sono infermiere/i. Quindi, Dalla parte del paziente. Medicina narrativa, autoetnografia e una storia tecnoscientifica di Giuseppina Pellegrino fa riflettere su come il metodo narrativo può evolversi e svilupparsi tra medici e pazienti nella relazione sempre più mediata dalla tecnologia. L’ultimo paper pone al centro una raccolta di storie di infortuni sul lavoro di testimoni privilegiati Il potere delle storie vere di Eleonora Tosco et al.
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Narrative medicine, the medicine of the new millennium that honors stories
Stefania Polvani
DOI: 1048291/.SISA.69.2.1
OPEN ACCESS
DOI: 1048291/.SISA.69.2.1 Sistema Salute, 69, 2, 2025: pp. 191-202
La medicina narrativa, ovvero la medicina del nuovo millennio che onora le storie
Narrative medicine, the medicine of the new millennium that honors stories
Stefania Polvani
Sociologa, Esperta di Medicina Narrativa, Formazione Azienda USL Toscana Sud Est, Già Presidente SIMeN
Raccontare storie è uno degli atti più spontanei dell’essere umano. Nel condividere la propria storia e il proprio vissuto con gli altri, si trova il senso di ciò che sta accadendo, il filo rosso che unisce gli eventi del passato e del presente, la strada della vita futura. Non ci si sente soli ad affrontare la paura, si impara a chiedere, a ricevere e a dare aiuto. Le storie sono complesse, piene di contraddizioni, di silenzi, di cose non dette e assumono un significato differente a seconda di chi le ascolta. Le storie non risolvono tutti i problemi, non raccontano sempre la verità, ma ci ricordano che sono l’essenza della complessa realtà.
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Giuseppina Cersosimo
DOI: 1048291/.SISA.69.2.2
OPEN ACCESS
DOI: 1048291/.SISA.69.2.2 Sistema Salute, 69, 2, 2025: pp. 203-211
La spendibilità del metodo narrativo in sanità
The applicability of the narrative method in health care
Giuseppina Cersosimo
Università degli Studi di Salerno
La storia di una malattia diviene un metodo vero e proprio con cui si fa esperienza di apprendimento e conoscenza, che proietta quelli che la usano nella loro futura professionalità. Pertanto, non si tratta di una costruzione neutrale e oggettiva della realtà, quanto piuttosto di un insieme di significati simbolici, che modellano la realtà, ovvero la clinica, come l’esperienza che ne fa il soggetto malato. Tuttavia con questo non si vuole abbandonare il modello biomedico quanto piuttosto integrarlo con un approccio narrativo. La triade disease, illness, sickness è utile per comprendere l’importanza della narrazione, poiché attraverso il racconto si costruisce, e si dà senso, al significato della malattia e della sua esperienza intesa come illness. L’individuo racconta una storia quando cerca di capire un evento imponderabile e doloroso, come lo è la malattia, cui non riesce a dare un senso. Nel raccontare la malattia, una persona malata non si limita a descriverne gli eventi, ma costruisce una trama, la contestualizza in uno spazio e in un tempo, le attribuisce un particolare significato, anche in base a un contesto culturale e a una specifica “rete semantica della sickness”.
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Art and Narrative Medicine as tools for promoting health
Eloise Longo
DOI: 1048291/.SISA.69.2.3
DOI: 1048291/.SISA.69.2.3 Sistema Salute, 69, 2, 2025: pp. 212-221
Arte e medicina narrativa quali strumenti di promozione della salute
Art and Narrative Medicine as tools for promoting health
Eloise Longo
PhD, Prima ricercatrice, Dipartimento di Neuroscienze, Istituto Superiore di Sanità, Roma
Parole chiave: Arte, medicina narrativa, Health Humanities, benessere
RIASSUNTO
Il presente contributo intende delineare le principali caratteristiche della medicina narrativa e dell’arte terapia considerate come risorsa nel contesto delle Health Humanities. Il riferimento alle comunità dei curanti prenderà in considerazione l’ambito sanitario.
Obiettivi: scopo del contributo è quello di mostrare come la capacità di ascolto, di rispettare sé stessi e gli altri, di comprensione delle emozioni e dei sentimenti di un’altra persona rappresentino abilità utili per affrontare la vita e instaurare relazioni positive.
Metodi: saranno delineati gli sviluppi che hanno portato a una nuova concezione della salute e del benessere degli operatori in un’ottica bio-psico-sociale.
Risultati: promuovere salute significa interrogarsi sulle storie degli operatori sanitari, trasformandole in narrazioni condivise e partecipate.
Conclusioni: l’arte intesa in senso lato quale “nutrimento” per il benessere” della persona, dei curanti può influenzare positivamente la qualità di vita.
Key words: art, narrative medicine, Health Humanities, well-being
SUMMARY
This paper aims to outline the main characteristics of narrative medicine and art therapy as a resource in the context of health humanities. The reference to caring communities will consider the context of health care.
Objectives: the aim of the paper is to show how the ability to listen, to respect oneself and others, to understand the emotions and feelings of another person are useful skills to cope with life and to build positive relationships.
Methods: developments that have led to a new understanding of health and well-being from a bio-psycho-social perspective are outlined.
Results: promoting health means challenging the stories of health professionals and transforming them into shared and participatory narratives.
Conclusions: art, understood in a broad sense as ‘‘nourishment’ for the ‘wellbeing’ of the person, the caregiver, can positively influence the quality of life.
Autore per corrispondenza: eloise,longo@iss.it
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NAME Piedmont: a research and training project on Narrative Medicine
Ilaria Palla, Giuseppe Turchetti, Giovanni Melani, Giulio Bigagli, Maria Teresa D’Acquino, Stefania Polvani
DOI: 1048291/.SISA.69.2.4
DOI: 1048291/.SISA.69.2.4 Sistema Salute, 69, 2, 2025: pp. 222-234
NAME Piemonte: un progetto di ricerca e formazione di Medicina Narrativa
NAME Piedmont: a research and training project on Narrative Medicine
Ilaria Palla 1, Giuseppe Turchetti 1, Giovanni Melani 2, Giulio Bigagli 2, Maria Teresa D’Acquino 3, Stefania Polvani 4
1 Istituto di Management, Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa
2 Apertamente Srl, Milano
3 SSD Formazione Comunicazione Fundraising Processi Amministrativi DAIRI, Azienda Ospedaliero Universitaria di Alessandria
4 Azienda USL Sud Est Toscana, Arezzo
Parole chiave: Medicina Narrativa, formazione, aderenza, conflitti, PDTA
RIASSUNTO
Negli anni 80, si sviluppa un filone di ricerca intorno all’analisi dei racconti di malattia ma è nell’antropologia medica che si definisce il concetto di malattia distinguendo tra disease, in senso biomedico e illness come esperienza soggettiva che la persona fa dello star male. Si inizia ad affacciare sul panorama scientifico la Medicina Narrativa che sarà definita dalle Linee di indirizzo per l’utilizzo della Medicina Narrativa in ambito clinico-assistenziale, per le malattie rare e cronico-degenerative dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2015, come metodologia di intervento clinico-assistenziale basata su una specifica competenza comunicativa. La narrazione è lo strumento fondamentale per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella malattia e nel processo di cura. Le Linee di indirizzo definiscono la Medicina Narrativa e le sue specificità ma molto prima, a livello nazionale ed internazionale, si sono sviluppati progetti ed esperienze. La recente scoping review, Palla I, Turchetti G, Polvani S Narrative Medicine: theory, clinical practice and education-a scoping review, mostra che non esistono, ad oggi, studi che mettono insieme formazione e ricerca e che abbiano misurato l’impatto degli strumenti della Medicina Narrativa non solo sulla pratica clinica e sui percorsi di cura ma anche nella governance delle aziende sanitarie e ospedaliere al fine di standardizzare un approccio efficace ed avviare meccanismi di miglioramento continuo. Il progetto NAME Piemonte nasce dall’esigenza di misurare, attraverso specifici indicatori, l’impatto degli strumenti di Medicina Narrativa. Un progetto pilota fortemente innovativo che ha visto la parte di ricerca e formazione intrecciarsi, una parte imprescindibile dall’altra e che è stato calato in realtà aziendali con specificità diverse ed in aule in cui i professionisti avevano profili differenti, ognuno portatore di esperienze lavorative diverse. Auspichiamo che nel futuro possa esserci un progetto NAME 2 che estenda e rafforzi i rilevanti risultati che sono stati raggiunti.
Key Words: Narrative Medicine, education, adherence, conflicts, patient’s pathway
SUMMARY
In 1980s, in social sciences a line of research concerning the analysis of stories of disease was developed, but medical anthropology defines the concept of disease distinguishing between disease, in biomedical sense and illness as the subjective experience of suffering and discomfort. The Italian guidelines for the use of Narrative Medicine in clinical care, for rare and chronic diseases, in 2015, define Narrative Medicine as an intervention methodology based on specific communication skills. Storytelling is a fundamental instrument for acquiring, understanding and integrating the different perspectives of those involved in the disease and in the healthcare process. Recent scoping review, Palla I, Turchetti G, Polvaniì S Narrative Medicine: theory, clinical practice and education-a scoping review, shows that there are no projects combining education and research, and none have measured the impact of the tools of Narrative Medicine in clinical practice and care pathways. The NAME Piemonte project was born from the need to measure through specific indicators the impact of the instruments of Narrative Medicine. The project is a pilot study combining research and education and applied in different healthcare settings with several professionals’ profiles. We hope that the NAME 2 project will be performed in the future based on the good results that have been achieved.
Autore per corrispondenza: ilaria.palla@santannapisa.it
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The Narrative Storytelling in psychological and psychiatric settings
Gianfranco Del Buono, Rosa Velia Cerra
DOI: 1048291/.SISA.69.2.5
DOI: 1048291/.SISA.69.2.5 Sistema Salute, 69, 2, 2025: pp. 235-246
La narrazione in ambito psicologico e psichiatrico
The Narrative Storytelling in psychological and psychiatric settings
Gianfranco Del Buono*, Rosa Velia Cerra**
*UOC Psichiatria Universitaria, AOU “S. Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”, Salerno
**Università “Vanvitelli”, Napoli
Parole chiave: Medicina Narrativa, Psicologia Narrativa, Sé, Identità
RIASSUNTO
Obiettivi: in medicina abbiamo due modalità di ricerca: una metodologia quantitativa ed una metodologia qualitativa. La metodologia quantitativa si avvale di un pensiero paradigmatico, logico-matematico ed è quella più usata nei vari studi scientifici. La metodologia qualitativa risulta importante quando si deve valutare l’esperienza dell’individuo rispetto al fenomeno oggetto di studio. All’interno della metodologia qualitativa un posto di rilievo assume l’approccio narrativo, introdotto circa 20 anni fa da Rita Charon.
Metodi: abbiamo condotto una revisione del contributo di autori chiave (Ricoeur, Bruner e Charon) riguardo la Medicina Narrativa e la Psicologia Narrativa, con un’analisi del pensiero narrativo, in cui si sottolinea l’importanza delle narrazioni, la loro capacità di dare significato alle varie esperienze umane, all’interno del loro contesto di riferimento. Vengono presentati gli elementi caratterizzanti le narrazioni.
Risultati: le narrazioni, e il racconto di storie sono funzioni ineliminabili della nostra mente, e pertanto rappresentano uno strumento fondamentale per integrare le prospettive cliniche e soggettive nella pratica medica e psicologica. Ma la narrazione contribuisce a creare la nostra identità, soprattutto quella sociale, e che rimane coerente nell’asse temporale, il Sé Narrativo.
Conclusioni: in una Psicoterapia Narrativa, il cambiamento terapeutico implica la capacità elaborare degli obiettivi specifici, la cui fruizione può ridurre la sofferenza dell’individuo. Questi obiettivi terapeutici consistono nella necessità di co-costruire insieme al paziente le storia di vita del paziente, e cioè di saper creare un altro senso alla sua esperienza di vita.
Keywords: Narrative Medicine, Narrative Psychology, Self, Identity
SUMMARY
Objectives: in Medicine we have two modes of research: a quantitative methodology and a qualitative methodology. Quantitative methodology makes use of paradigmatic, logical-mathematical thinking and is the one most commonly used in various scientific studies. Qualitative methodology is important when the experience of the individual is to be evaluated with respect to the phenomenon under study. Within qualitative methodology a prominent place is taken by the narrative approach, introduced about 20 years ago by Rita Charon.
Methods: we conducted a review of the contribution of key authors (Ricoeur, Bruner and Charon) regarding Narrative Medicine and Narrative Psychology, with an analysis of narrative thinking, in which the importance of narratives, their ability to give meaning to various human experiences, within their context of reference, is emphasized. The characteristic elements of narratives are presented.
Results: narratives, and storytelling are ineradicable functions of our minds, and therefore are a key tool for integrating clinical and subjective perspectives in medical and psychological practice. But storytelling contributes to the creation of our identity, especially our social identity, and one that remains coherent in the time axis, the Narrative Self.
Conclusions: in a Narrative Psychotherapy, therapeutic change involves the ability to elaborate specific goals, the fruition of which can reduce the individual’s suffering. These therapeutic goals consist of the need to co-construct the patient’s life stories together with the patient, that is, to be able to create another meaning to the patient’s life experience.
Autore per corrispondenza: delbuono.g61@gmail.com
Care and social practices. From mythological storytelling to immersive virtual reality
Assunta Penna, Giovanni Genovese
DOI: 1048291/.SISA.69.2.6
DOI: 1048291/.SISA.69.2.6 Sistema Salute, 69, 2, 2025: pp. 247-260
Pratiche di cura e sociali. Dalla narrazione mitologica alla realtà virtuale immersiva
Care and social practices. From mythological storytelling to immersive virtual reality
Assunta Penna*, Giovanni Genovese**
*PhD in Social Theory, Digital Innovation and Public Policies, Università di Messina
**Dirigente Psichiatra, Policlinico Universitario di Messina G. Martino
Parole chiave: Narrative Based Medicine, psichiatria, narrazioni, tecnologie
RIASSUNTO
Obiettivo: questo studio esplora le potenzialità della Narrative Based Medicine (NBM) in psichiatria, con particolare attenzione al suo valore nel comprendere e trattare patologie psichiatriche e sociali. Si intende dimostrare come l’approccio narrativo possa migliorare la relazione di cura, favorendo un trattamento maggiormente centrato sulla persona.
Metodi: l’analisi si basa su un’interpretazione critica della letteratura esistente, rileggendo anche i modelli storici di cura in Psichiatria per identificare i legami tra l’esperienza degli individui e le pratiche mediche contemporanee. Infine, viene considerata la potenzialità delle tecnologie immersive, con particolare attenzione alle componenti sensoriali sull’approccio narrativo.
Risultati: la riflessione mostra la potenzialità della NBM nel migliorare la comprensione delle esperienze soggettive dei pazienti, fornendo informazioni significative per la diagnosi e il trattamento delle malattie mentali.
Conclusioni: la NBM rappresenta ancora un approccio complementare per affrontare le sfide della clinica psichiatrica, contribuendo al sistema di cure, la cui sfide contemporanee sono racchiuse nelle tecnologie di cura e nel valore del sistema sociale.
Keywords: Narrative Based Medicine, Psychiatry, Narratives, Technologies
SUMMARY
Objectives: this study explores the potential of Narrative Based Medicine (NBM) in psychiatry, with particular focus on its value in understanding and treating psychiatric and social disorders. It aims to demonstrate how the narrative approach can enhance the therapeutic relationship, promoting more person-centered care.
Methods: the analysis is based on a critical review of existing literature, reinterpreting historical models of psychiatric care to identify connections between individuals’ experiences and contemporary medical practices. Finally, the potential of immersive technologies is considered, with special attention to sensory components in the narrative approach.
Results: the reflection highlights the potential of NBM to improve understanding of patients’ subjective experiences, providing significant insights for the diagnosis and treatment of mental illnesses.
Conclusions: NBM remains a complementary approach to addressing the challenges of psychiatric care, contributing to the healthcare system, where contemporary challenges revolve around advancements in care technologies and the integration of social system values.
Autore per corrispondenza: apenna@unime.it, giogenovese@unime.it
Motherhood and drug addiction: the narratives of social workers between prejudices and new perspectives
Barbara Segatto, Anna Dal Ben
DOI: 1048291/.SISA.69.2.7
DOI: 1048291/.SISA.69.2.7 Sistema Salute, 69, 2, 2025: pp. 261-277
Maternità e tossicodipendenza: le narrazioni degli assistenti sociali tra pregiudizi e nuove prospettive
Motherhood and drug addiction: the narratives of social workers between prejudices and new perspectives
Barbara Segatto, Anna Dal Ben
Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali
Università degli Studi di Padova
Parole chiave: uso di sostanze in gravidanza, dipendenza, stigmatizzazione, assistenti sociali, tutela dei minori
RIASSUNTO
La condizione di dipendenza e di maternità porta la comunità scientifica ad interrogarsi sul piano medico, psico-sociale e giuridico in merito agli effetti che la relazione madre-bambino può avere sul benessere dei minori. Le ricerche mostrano i rischi e i danni a medio e lungo termine che il consumo di sostanze produce nel feto e le conseguenze fisiche e psicologiche che si possono sviluppare nella vita di questi bambini. Tali esiti, uniti all’idea socialmente diffusa che vede nel soggetto tossicodipendente un individuo inevitabilmente deviante, hanno prodotto una stigmatizzazione della madre tossicodipendente rispetto all’inadeguatezza delle sue competenze genitoriali, spesso anche nelle opinioni degli operatori sociali. Quando le narrazioni negative coinvolgono i professionisti possono contribuire significativamente all’esclusione sociale di queste donne, soprattutto rispetto all’accesso ai servizi. Obiettivo del presente studio è quello di raccogliere le opinioni degli assistenti sociali operanti nei servizi per le dipendenze e nei servizi per la protezione dei minori, per comprendere quale sia la loro rappresentazione rispetto alla “maternità tossicodipendente”. Gli esiti delle 20 interviste condotte nel Nord-Est italiano, evidenziano la presenza di alcuni pregiudizi nei confronti di questo particolare target di soggetti, portando alla luce la necessità di una ristrutturazione narrativa funzionale a promuovere percorsi trasformativi di cambiamento e supporto.
Keywords: maternal substance use, addiction, stigmatization, social workers, child protection
SUMMARY The condition of substance use disorder, and motherhood prompts the scientific community to reflect on the medical, psycho-social, and legal dimensions of the mother-child relationship and its potential impact on children’s well-being. Research highlights the medium- and long-term risks and harms associated with substance use during pregnancy, as well as the physical and psychological consequences that may emerge in the lives of these children. These outcomes, combined with the widespread social perception of individuals with substance use disorders (SUDs) as inevitably deviant, have contributed to the stigmatization of mothers with SUDs, particularly regarding the presumed inadequacy of their parenting skills—an assumption often shared even by social workers. When negative narratives influence professionals, they can significantly contribute to the social exclusion of these women, particularly by limiting their access to essential services. The aim of this study is to gather the perspectives of social workers operating in addiction services and child protection services to understand their perceptions of “substance-dependent motherhood.” The findings from 20 interviews conducted in northeastern Italy reveal the presence of certain biases against this specific group, underscoring the need for a narrative restructuring that fosters transformative pathways for change and support.
Autore per corrispondenza: barbara.segatto@unipd.it
Rethinking Patient Care: The Impact of Narrative Medicine in Nursing Practice
Angelo Cianciulli, Rossella Agostini, Luigi Monaco, Luisa Gorrese, Antonietta Pacifico
DOI: 1048291/.SISA.69.2.8
DOI: 1048291/.SISA.69.2.8 Sistema Salute, 69, 2, 2025: pp.278-284
Ripensare l’assistenza ai pazienti: l’impatto della medicina narrativa nell’assistenza infermieristica
Rethinking Patient Care: The Impact of Narrative Medicine in Nursing Practice
Angelo Cianciulli1-2, Rossella Agostini1, Luigi Monaco3, Luisa Gorrese1, Antonietta Pacifico1-3
1Department of Medicine, Surgery and Dentistry “Scuola Medica Salernitana”, University of Salerno, 84084 – Fisciano, Italy
2Department of Medical Sciences, University Hospital “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” – Salerno, Italy
3Health Department, University Hospital “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” – Salerno, Italy
Parole Chiave: Medicina Narrativa, assistenza centrata sul paziente, qualità dell’assistenza, relazione terapeutica, narrazioni del paziente
RIASSUNTO
Obiettivi: esplorare l’integrazione della medicina narrativa nella pratica infermieristica, con un’attenzione particolare al ruolo cruciale dell’infermiere nella raccolta e comprensione delle narrazioni dei pazienti per migliorare la qualità dell’assistenza.
Metodi: lo studio utilizza un approccio qualitativo analizzando l’esperienza di 15 infermieri formati in medicina narrativa, attraverso interviste semi-strutturate e analisi tematiche.
Risultati: le pratiche narrative migliorano la relazione terapeutica, aumentano la soddisfazione del paziente e l’efficacia terapeutica. Gli infermieri riferiscono un maggiore coinvolgimento professionale.
Conclusioni: la medicina narrativa è uno strumento efficace per un approccio assistenziale empatico e personalizzato. Tuttavia, emergono sfide legate al tempo e alla formazione degli operatori.
Keywords: Narrative Medicine, patient-centered care, quality of care, therapeutic relationship, patient narratives
SUMMARY
Objectives: explores the integration of narrative medicine into nursing practice, focusing on the crucial role of nurses in collecting and understanding patient narratives to improve care quality.
Methods: the study employed a qualitative approach by analyzing the experiences of 15 nurses trained in narrative medicine through semi-structured interviews and thematic analysis.
Results: narrative practices enhance therapeutic relationships, improve patient satisfaction, and increase therapeutic efficacy. Nurses report greater professional engagement.
Conclusions: narrative medicine is an effective tool for fostering empathetic and personalized care. However, challenges related to time constraints and training requirements persist.
Autore per corrispondenza: apacifico@unisa.it
Dalla parte del paziente. Medicina narrativa, autoetnografia e una storia tecnoscientifica
Giuseppina Pellegrino
DOI: 1048291/.SISA.69.2.9
DOI: 1048291/.SISA.69.2.9 Sistema Salute, 69, 2, 2025: pp. 285-304
Honoring the Patient Side. Narrative Medicine, Autoethnography and a Technoscientific Story
Dalla parte del paziente. Medicina narrativa, autoetnografia e una storia tecnoscientifica
Giuseppina Pellegrino
Dipartimento di Scienze politiche e sociali, Università della Calabria
Key words: Narrative Medicine, Autoethnography, STS, illness, not naïve patient
SUMMARY
Objectives: this contribution aims to situate the Narrative Based Medicine (NBM) in the context of an autoethnographic account of illness in which as a patient, STS scholar and researcher, I have continuously interpreted and close read the various artefacts incoming in the clinical history of the (mis)diagnosed disease. Such a process has significantly changed the trajectory of my illness (lately diagnosed as DHL, Double Hit Lymphoma, a pathology discovered in 2008 and re-classified by WHO in 2016 due to its aggressivity and poor prognosis). From a theoretical viewpoint, my focus is to inquire the relationships between Narrative Medicine (NM) and evocative autoethnography, and the triangulation among NM, autoethnography and Science and Technology Studies (STS).
Methods: three axes of comparison are proposed to identify convergences between NM and autoethnography, which put value into the researcher’s vulnerability as a tool for interpreting and understanding a specific context and culture. Excerpts and storytelling from my autoethnographic account are used to reconstruct the healthcare settings where my illness trajectory has developed, introducing the intersection with STS and technoscience in which non humans play a symmetric and crucial role as much as humans.
Results: the close linkages among illness imaginary, narrative and biography assume a different emphasis when an STS researcher meets on the skin the weight of classifications, laboratory techniques and the technoscientific (sometimes missing) alliances and enrolments between humans and non humans (clinical history, biopsies, staging of disease, therapeutic strategies, patient’s bio, contingencies of any kind, machines and machinations, markers, and above all, misdiagnosis, omissions and negations). The technoscientific story of my illness shows that being/becoming a not naïve patient and appropriating Honoring the Patient Side. Narrative Medicine, Autoethnography and a Technoscientific Story the medical and technoscientific language can change the plot and the action of the illness story, so that technoscience and autoethnography together can reveal consequences of medical errors and the marginalization of doubt as a crucial tool in medical knowledge and clinical research.
Conclusions: autoethnography of illness and medical settings can be very powerful in enriching and enlarging the reach of patients’ narratives (as well as of doctors’ ones), training them to recognize that vulnerability is a positionality to advocate and to depart from. Enrolling the non-humans and taking them seriously as STS do, is crucial to a NBM aware of how much technoscientific artefacts drive and inspire our narratives as patients, doctors and actors of the healthcare system. And it will be more and more decisive to include them in NBM as they are so crucial in shaping Evidence Based Medicine (EBM).
Parole chiave: medicina narrativa, autoetnografia, STS, malattia, paziente non ingenua
RIASSUNTO
Obiettivi: questo contributo colloca la Narrative Based Medicine (NBM) nel contesto di un’autoetnografia di malattia in cui come paziente, studiosa STS e ricercatrice ho continuamente interpretato e approfondito gli elementi della mia storia clinica. Un processo che ha cambiato la traiettoria della mia malattia, tardivamente inquadrata come Linfoma Double Hit (DHL), una patologia scoperta nel 2008 e riclassificata dall’OMS nel 2016 per la sua aggressività e infausta prognosi. Da un punto di vista teorico, intendo indagare le relazioni tra la Medicina Narrativa (MN) e l’autoetnografia di stile evocativo, proponendo inoltre una triangolazione tra MN, autoetnografia e studi sociali sulla scienza e la tecnologia (STS).
Metodi: tre assi concettuali vengono individuati per identificare le convergenze tra MN e autoetnografia, che enfatizzano la vulnerabilità del ricercatore/trice per interpretare e comprendere uno specifico contesto/cultura. Frammenti narrativi della mia autoetnografia sono usati per ricostruire i contesti di cura in cui la mia traiettoria di malattia si è sviluppata, introducendo l’intersezione con gli STS e la tecnoscienza per rendere visibile e rilevante la simmetria tra umani e non umani nella malattia e nella cura.
Risultati: gli stretti legami che nella malattia connettono l’immaginario, la narrazione e la biografia assumono un diverso valore quando una studiosa STS vive sulla propria pelle il peso delle classificazioni e delle tecniche di laboratorio che producono differenze ed esclusioni, così come le alleanze/arruolamenti (talvolta mancanti) tra umani e non umani nella tecnoscienza (storia clinica, biopsia, stadiazione della malattia, strategie terapeutiche, biografia del/la paziente, contingenze di ogni sorta, macchine e macchinazioni, marcatori, diagnosi errate, omissioni e negazioni). La mia storia tecnoscientifica mostra che essere/diventare una paziente non ingenua, capace di appropriarsi del linguaggio medico, può cambiare la trama e l’azione della storia, poiché tecnoscienza ed etnografia insieme possono rivelare le conseguenze degli errori medici e della marginalizzazione del dubbio come strumento cruciale della conoscenza medica e della ricerca clinica.
Conclusioni: l’autoetnografia di malattia e dei contesti medico-clinici può fortemente arricchire ed ampliare la portata delle narrazioni dei pazienti, così come quelle dei medici, formandoli a riconoscere che la vulnerabilità è una posizione da cui partire e da rivendicare. Arruolare i non umani seriamente, come gli STS insegnano a fare, è cruciale per una NBM consapevole di quanto gli artefatti tecnoscientifici guidino e ispirino le nostre narrazioni di pazienti, medici e attori del sistema sanitario, artefatti sempre più decisivi da includere nella NBM, e già cruciali per la Evidence Based Medicine (EBM).
Autore per corrispondenza: giuseppina.pellegrino@unical.it
The Power of True Stories
Eleonora Tosco, Lidia Fubini, Luisella Gilardi, Elisa Ferro, Osvaldo Pasqualini, Silvano Santoro
DOI: 1048291/.SISA.69.2.10
DOI: 1048291/.SISA.69.2.10 Sistema Salute, 69, 2, 2025: pp. 305-313
Il potere delle storie vere
The Power of True Stories
Eleonora Tosco1, Lidia Fubini1, Luisella Gilardi1, Elisa Ferro1 Osvaldo Pasqualini2, Silvano Santoro1
1DoRS – Centro di Documentazione per la Promozione della Salute, ASL TO3 – Regione Piemonte
2SC Servizio di Epidemiologia, ASL TO3 – Regione Piemonte
Parole chiave: narrazione, infortuni sul lavoro, storie
RIASSUNTO
Obiettivi: gli obiettivi di questo articolo sono evidenziare come la narrazione sia un valido e efficace strumento per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e descrivere l’esperienza di un sistema di raccolta di storie di infortunio, utilizzate come casi esemplari e valorizzate da indicazioni per la prevenzione validate e sistematizzate.
Metodi: il percorso si è svolto in due fasi. Durante la prima fase gli operatori dei Servizi PreSAL delle ASL sono stati arruolati mediante l’organizzazione di seminari volti a spiegare come individuare gli infortuni da narrare, come adottare una modalità di scrittura efficace, come identificare gli elementi chiave inserendo al loro interno le narrazioni testimoniali raccolte dai SIT (Sommarie Informazioni Testimoniali) per l’approfondimento dei “nodi critici” evidenziati nella ricostruzione dell’infortunio. Nella seconda fase si è promossa la costituzione di una comunità di pratica volta a: – incoraggiare lo scambio di esperienze fra i diversi operatori per giungere alla condivisione delle indicazioni preventive; – validare le indicazioni preventive alla luce dell’esperienza degli operatori.
Risultati: nel periodo 2012 – 2024, sono stati organizzati 12 seminari rivolti ai 140 operatori SPreSAL del Piemonte e di altre regioni aderenti (Lombardia, Marche), in cui si sono condivisi i criteri per individuare gli infortuni da narrare, gli strumenti per una scrittura efficace e gli elementi chiave da riportare nella storia. Sono state pubblicate sul sito www.storiedinfortunio.dors.it 110 storie di infortunio selezionate tra le 120 giunte al gruppo di progetto. Alcuni operatori hanno scelto una modalità narrativa assimilabile a un racconto. Questi racconti sono stati inseriti in due raccolte, disponibili sia in forma cartacea che in formato pdf sul sito. All’interno del sito sono anche collezionati sei podcast nei quali i racconti sono letti da voci narranti provenienti da una scuola di teatro.
Conclusioni: da diversi anni le potenzialità della narrazione nel campo della promozione della salute e della prevenzione sono indagate dal mondo della salute pubblica. L’approccio narrativo risulta, infatti, essere un metodo efficace per migliorare la comunicazione, facilitare la condivisione delle conoscenze e in ultimo, sostenere il cambiamento dei comportamenti di salute.
SUMMARY
Objectives: the objectives of this article are to highlight how storytelling is a valid and effective tool for the prevention of accidents at work and to describe the experience of a system for collecting stories of accidents, used as exemplary cases and enhanced with indications for prevention validated and systematized.
Methods: the process took place in two phases. During the first phase, were recruited the ASL operators through the organization of seminars aimed at explaining how to identify the accidents to be narrated and how to identify the key elements by inserting the testimonial narratives collected by the SIT (Summary Testimonial Information) for the in-depth analysis of the “critical nodes” highlighted in the reconstruction of the accident. The second phase, consisted in the promotion of a community of practice aimed at: • encouraging the exchange of experiences between the different operators to reach the sharing of preventive indications; • validating the preventive indications in the light of the operators’ experience.
Results: in the period 2012 – 2024, were organized 12 seminars for the 140 SPreSAL operators of Piedmont and other participating regions (Lombardy, Marche), in which the criteria for identifying the injuries to be narrated, the tools for effective writing and the key elements to be reported in the story were shared. Subsequently were published 110 injury stories selected from the 120 received by the project group on the website www.storiedinfortunio.dors.it. Some operators chose a narrative method similar to a tale. These tales were included in two collections, available both in paper form and in PDF format on the website. The website also contains six podcasts in which a narrator from the theatre read the tales.
Conclusions: the potential of storytelling in the field of health promotion and prevention has been investigated by the world of public health for several years. The narrative approach turns out to be an effective method to improve communication, facilitate knowledge sharing and ultimately support changes in health behaviors.
Autore per corrispondenza: eleonora.tosco@dors.it
Manuale di Salutogenesi (The Handbook of Salutogenesis-Second Edition)
Volume 1, Cultura e Salute Editore, Perugia, 2024
Recensione di Marco Ingrosso
OPEN ACCESS
Manuale di Salutogenesi (The Handbook of Salutogenesis-Second Edition), a cura di Maurice B. Mittelmark, Georg F. Bauer, Lenneke Vaandrager, Jürgen M. Pelikan, Shifra Sagy, Monica Eriksson, Bengt Lindström, Claudia Meier Magistretti; Edizione italiana a cura di Paolo Contu, Claudia Meier Magistretti, Claudia Sardu: Volume 1, Cultura e Salute Editore, Perugia, 2024.
L’edizione italiana dell’Handbook of Salutogenesis (MS) presenta la seconda versione, ampiamente rivista rispetto alla prima pubblicazione, di questo rilevante testo frutto di un’ampia e prestigiosa équipe internazionale. L’opera è stata divisa in due volumi per una migliore utilizzabilità della stessa e per accelerare i tempi di pubblicazione in italiano. Il primo volume, ora disponibile, comprende ben 26 saggi divisi in quattro sezioni: La Salutogenesi dalle origini a oggi, I concetti chiave del modello salutogenico di salute, Il Senso di coerenza nel corso della vita, La Salutogenesi oltre la salute. Il secondo volume, in preparazione, riguarderà le applicazioni della salutogenesi nella promozione della salute e nei servizi di cura. La disponibilità in italiano di quest’opera deve essere salutata con estremo favore in quanto evidenzia lo sviluppo di un approccio paradigmaticamente alternativo alla promozione della salute rispetto a quello classicamente preventivista ampiamente diffuso nel nostro paese. La traduzione dell’opera in lingua italiana permette di dare una più ampia conoscenza e diffusione alle idee sottostanti alla teoria salutogenica, ma altresì di aprire una discussione nel merito a diversi punti del modello SOC (ossia dei fattori e relazioni che influenzano il Senso di Coerenza) scelto dai curatori come strada privilegiata per l’applicazione dell’orientamento salutogenico.
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